antonella di martino

scrittrice, freelance writer



chi sono e chi credo di essere - domande e risposte

«Che lavoro fai? La scrittrice? Nel senso che se vado in una libreria e dico il tuo nome posso ordinare i libri che hai scritto? Ma sono gli editori che ti pagano o sei tu che paghi loro?»
Questa tipologia di domande è ben conosciuta da coloro che scrivono, che hanno firmato contratti editoriali, che hanno pubblicato libri ordinabili in tutte le librerie italiane, che sì, si fanno pagare (quasi sempre poco) dagli editori e che non pagano mai, assolutamente mai, per pubblicare.
Io rientro nella categoria da più di vent'anni. Purtroppo, non basta per fregiarmi del titolo di scrittrice.
Il termine “scrittore” appartiene a un’area semantica vasta, che comprende distinzioni poetiche e prosaiche, sfumature sottili, sottigliezze grossolane, sottintesi taciuti, malintesi proclamati. Un’area ormai satura di giochi di parole, in gran parte inutili.
Vediamo il risultato di una ricerca tra i sinonimi della Treccani:
“scrittore /skri't:ore/ s. m. [lat. scriptor -ōris, der. di scriptus, part. pass. di scribĕre "scrivere"] (f. -trice). - [chi compone e scrive opere con intento artistico: uno s. famoso] ≈ autore, penna. ⇑ letterato. ⇓ drammaturgo, narratore, poeta, romanziere, sceneggiatore.”
L’intento artistico c’è, quindi almeno secondo la Treccani rientro nell’area semantica.

«Questo significa che ti consideri un’artista?»
Domandina fetida, che ne sottintende un’altra: chi credi (presuntuosamente) di essere?
Una volta mi hanno suggerito di rispondere che mi ritengo un’artigiana, lasciando che siano gli altri a definirmi artista o addirittura Artista. Piuttosto che ricorrere a sotterfugi ridicoli, preferisco non rispondere.
In ogni caso, stimo in egual misura artigiani e artisti, quindi la distinzione non mi interessa. Sono una persona che pratica la scrittura, considerandola un lavoro. Mi basta.

«Sei una semplice autrice o una scrittrice? Scrivi per hobby o per professione?»
A questo proposito, copio e incollo le parole di un editore:
- Signora Di Martini (sic), siamo rimasti colpiti per la sua vasta produzione editoriale, purtroppo suddivisa per troppi editori e di dimensioni piccolissime e regionali. Vederla come una professionista della scrittura mi resta difficile. -
Ho apprezzato la sincerità, anche se credo che l’editore abbia letto il mio curriculum frettolosamente: a parte la storpiatura del cognome, ha scordato un paio di lauree, che dovrebbero concedermi almeno il titolo di dottoressa. Inoltre, ho scritto per editori di dimensioni tutt’altro che piccolissime, come per esempio la Rainbow S.p.A., che esporta contenuti in tutto il mondo.
Devo ammettere che la varietà della mia produzione, in effetti, è tale da poter confondere: non ho scritto soltanto narrativa, e non soltanto libri, ma anche articoli, librini divulgativi, biografie storiche, manuali di informatica. Ho scritto narrativa di genere e non, anche per bambini e ragazzi, talvolta per la scuola, spesso e volentieri su ordinazione… In sintesi, molto. Forse troppo.
In ogni caso, la scrittura mi ha fruttato per non pochi anni un piccolo reddito regolarmente denunciato al fisco: almeno dal punto di vista del dovere civico, posso affermare con certezza di essere stata una scrittrice professionista.


«Adesso, che per motivi di salute ho smesso di lavorare su ordinazione e i diritti d’autore ammontano a pochi spiccioli, posso definirmi ancora una scrittrice?»
Nei confronti di me stessa, so essere più perfida di chicchessia.
Ho risposto che lascerò ad altri la gioia di sparare definizioni. Nel frattempo, continuerò a cercare un editore in grado di proporre un contratto adeguato all’età e all’esperienza. Negli ultimi anni, stordita dalla battaglia contro la malattia, ho firmato per assecondare il desiderio di sentirmi viva. Un errore che non ripeterò.
La cura adatta, finalmente, ha migliorato il vivere quotidiano, illuminando la strada da percorrere. So cosa devo fare. Continuerò a scrivere, dedicandomi soltanto alle storie che preferisco. Racconterò ciò che si tende a dimenticare, ricorderò ciò che si vuole nascondere, susciterò dubbi, accenderò domande, inseguirò mostri, strapperò maschere, disseppellirò tesori e scheletri.
Per concludere, non posso fare a meno di citare Guccini: “ho tante storie ancora da raccontare, a chi vuole ascoltare, e a culo tutto il resto.”

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